Penso un sacco, ultimamente, sapete?! Penso sulla palla da ginnastica, in coda al supermercato, mentre parlo con gli amici, pulendo i cessi… vabbé questa è cosa normale… che cosa ispira pulire i cessi? ispira lasciar vagare la mente. Credo di pensare anche mentre dormo.
Faccio filosofia, disquisisco tra me e me di questioni di lana caprina. Ok, sono pippe mentali.
Il punto è che uno fa filosofia per dare ordine alle cose, per trovare il senso, il verso, la direzione. Uno fa filosofia per creare chiarezza e linearità. Per dare risposte a sé e al mondo. Io no. Sono una filosofa a ritroso: parto da fatti inconfutabili e torno indietro verso il Caos. Pippe mentali.
E quando arrivo al Caos, sguazzo. Prendo la mia storia personale e la spezzetto e guardo ogni pezzetto al microscopio. E poi questa storia la rimonto ma con i pezzetti ingranditi 1 milione di volte. Il risultato non è bello. E’ tutto deformato.
E quindi dal Caos devo tornare ad uscire. Rismonto i pezzetti, li getto lontano, li guardo laggiù e li rimetto insieme, in modo diverso. E la mia storia personale ha un sapore un po’ diverso.
Perché hai voglia a scherzarci su, ad affrontare le situazioni con un sorriso, ma la demenza senile è un microscopio spaventoso. La mia mamma ha la demenza senile. Ogni giorno tutti i giorni ha la demenza senile.
E la sua condizione di perdita, di confusione, di rabbia, di impotenza, di dipendenza, di psicofarmaci, è diventata la condizione di tutti coloro che le gravitano intorno.
E io penso alla sua vita, a quanto sia stata aspra, penso ai suoi passi attraverso il tempo a quanto siano stati pesanti e lievi contemporaneamente, a quante volte ha dovuto affrontare il mondo da sola. E penso che ora, persa nell’incoscienza nebulosa di una mente che si disgrega, è libera. Non c’è più asprezza, né pesantezza, né difficoltà.
Ma la sua libertà ha riportato a galla sensazioni, emozioni e sentimenti che parevano digeriti e archiviati. Le pippe, appunto.
E più la mia mamma si perde, più io mi cerco. E spesso mi trovo, non proprio orgogliosa di me.
E penso, filosofeggio, con i guanti di gomma e la spugna, sguazzo nel Caos e getto tessere del puzzle più lontano che posso.
A volte prendo in mano una di queste tessere, me la rigiro tra le dita chiuse nei guanti di gomma, la passo con la spugna e la osservo: vedo me, vedo me in relazione alla mia mamma, vedo lei in relazione a suo marito, vedo mio padre, vedo dinamiche neanche tanto originali, ma le vedo. E le smonto. E le rimonto. Le ingrandisco. Le allontano. E capisco.
E disquisisco di questioni di lana caprina. Tra me e me. Un simpatico simposio.
Ci sono delle volte in cui ti senti vicina ad una persona ma non sai come fare a farglielo sapere perchè mille parole non porebbero comunque aiutare. Questo è uno di quei momenti. La stufa è accesa, fuori c’è la nebbia e il bassotto e il miciotto scaldino sono in attesa. Ti posso offrire un caffè fronte finestra cince, mentre facciamo 2 chiacchiere? Un abbraccio.
Apprezzo la locazione, senza parole, ché a volte non servono 🙂
Un abbraccio a te ❤
E’ una cosa normale per un anziano soffrire di queste patologie. Noi siamo figli loro e portiamo nel dna tutti i loro disturbi e prendiamo da loro più i lati ed i disturbi negativi, che quelli positivi. Il tuo post è un tantino sconfusionato o forse rispecchia il tuo stato d’animo, confuso e ansimante. La mia mamma che di anni ne ha 92 oltre ad un tumore nel rene, maligno e in fase di allargamento a macchia d’olio ha un poco di demenza, il cuore abbisogna di un cerotto quotidiano per le tachicardie, cammina su di un girello, è in una casa di riposo dove sta benissimo (dice lei!) da 11 anni. E’ serena, prega ogni giorno per 3/4 ore e trova molto conforto nella fede e nella preghiera. Arriverà alla sua fine, serena, pacifica, sorridente, contenta di essere servita e riverita quando lei ha servito gli altri per 80 anni circa, mangiando in piedi come i cavalli e gli asini! Consapevole che questa è una ruota che gira così per tutti, è consapevole. Beata lei, io no, per niente! Però vado avanti con il mio grosso chiamiamolo “disagio” per usare un eufemismo. Preferire avere demenza, o latre cose fisiche, o essere rincretinita del tutto, così almeno non mi rendo conto di quello che devo patire ogni giorno che passa. Devo combattere ogni minuto con un MOSTRO muto che a volte, mi devasta.Devo inventarmi la vita, devo essere creativa con il male oscuro, devo essere furba e put….. più di lui, ma lui alla fine vince sempre! Non ci sono medicine o medici che tengano. Non basta l’amore per i miei figli, non bastano i libri e la scrittura, non bastano le ambizioni ed i sogni..Che cavolo devo fare? Aspettare che passi? Sono cosciente e consapevole che non ne guarirò mai più, avrò periodi meno pesanti ma guarire, dopo 50 anni che ne soffro è una bella stronzata. Vado avanti, fin che riesco a tollerare e a non mettere la parola FINE. Vado avanti a denti stretti, con un viso che parla da solo del quale mi vergogno profondamente, ma per ora vado.
La demenza senile non è quella che veniva definita arteriosclerosi; è una malattia a tutti gli effetti: comporta che il cervello muoia un pezzetto alla volta facendo perdere facoltà, a chi ne soffre, una dopo l’altra a caso. Non è normale soffrirne a una certa età.
Ti auguro di non soffrirne mai.
Il tuo disagio, come lo definisci tu, è sicuramente molto difficile da affrontare. Spero che tu riesca a combatterlo e a relegarlo in un cantuccio nascosto dove un giorno arrivi a non farti più tanto male.
Buon week end 🙂
Ti ringrazio per l’augurio. Non so quanti anni abbia la tua mamma ma condivido e soffro il tuo dolore, vedere un genitore che non ha più le proprie forze giorno dopo giorno è una cosa triste e si è inermi davanti a ciò!Se riuscirò e riusciremo un giorno, a sconfiggere e a vincere mali che fanno morire un pezzettino alla volta, sarà veramente una vincita di grandi guerre. So che cos’è a grandi linee senza entrare nello specifico la demenza, anche miei parenti e mamme di mie care amiche ne soffrono. Così come credo sia tremendo l’Alzheimer ed il morbo di Parkinson per citarne alcuni tra i più noti. Ma ti assicuro che chi soffre anche del mio disagio e siamo in tanti milioni! è una situazione insopportabile. I famigliari possono fare ben poco, non si può dare loro un peso così grande da sopportare, non sono attrezzati per entrarti dentro e capire realmente che cosa succede nel nostro cervello in quei momenti. E’ un periodo della vita, dove le gambe non ti reggono nemmeno in piedi e non vorresti alzare più da un letto, gira tutto ti senti svenire, non senti più di essere te stessa, spesso sussite la derealizzazione o ancor peggio! la depersonalizzazione…. Io, testarda e caparbia come sono ho deciso tanto tempo fa di affrontarla e di fare la guerra con lei. Per questo ho molteplici attività e interessi che cerco con una fatica enorme, incalcolabile,di tenere vivi ed accesi. Sembro una persona cattiva a volte, presuntuosa e dura, una roccia mi dicono! Ma se mi conoscessero veramente, e sapessero l’umiliazione che provo nel sapere con coscienza e consapevolezza che so di che cosa soffro e sono consapevole degli stati che vivo. Cara Febbraietta è una fatica da giganti vivere ogni minuti della mia giornata, prendere le medicine, fingere davanti ai figli, isolarmi a volte dagli altri perchè non mi escono le parole…Combatterò ancora andrò avanti, non so come e non so cosa mi aspetta ma ti giuro che è tremendo! Buon pomeriggio a te, ti abbraccio forte. F.
Chi è affetto da demenza vive in un limbo, in una sorta di passaggio grigio tra la vita e la morte senza averne una sofferta consapevolezza. La mia nonna/mamma era colpita da Alzheimer iniziato in età relativamente giovane. Se n’è andata a 89 anni con il sorriso di una bambina. Abitava una parte della nostra casa; fisicamente era forte e abbiamo avuto la possibilità di tenerla con noi fino alla fine, con qualche difficoltà come puoi immaginare.
Spesso pensavo alla sua percezione del mondo, alla sua dissociazione e al suo caos che a suo modo forse aveva ricomposto, ma con il quale era talora complicato dialogare.
Ti capisco perfettamente!
Un abbraccio
Primula
La mia mamma non è totalmente inconsapevole; di base non riesce più a fare tantissime cose, ma a sprazzi ha negli occhi la paura di chi non capisce che cosa sta succedendo. E’ ancorata alla sua realtò, ma con dei buchi di capacità, diciamo.
Un giorno alla volta. Di più non si può affrontare. Ma certi giorni è complicato.
Un abbraccio a te, carissima ❤
Pensare è proprio come non pensare, scriveva un grande.
Inevitabile, quindi.
Inevitabile e dunque incessante per sua natura. Restless, in inglese, cioè senza riposo: rende bene la stanchezza che talvolta ne deriva…
Pulire i cessi è un’attività generalmente sottovalutata.
Sono d’accordo 🙂
I pensieri più balzani e più veri mi sono venuti indossando i guanti di gomma, pulendo la tazza…
Da oggi tutte le volte che mi toccherà (pulire) penserò a te 🙂
E non saranno poche.
(No, non mi fraintendere. Avrei voluto dire tante cose, sui genitori che si perdono, e sullo smontarsi e rimontarsi. Questo post mi darà molto da pensare, anche a che bella persona sei 🙂 )
Non avevo frainteso 🙂 Ti conosco… (si può dire ti conosco a una webamica?) e so come senti le cose ❤
Sì, un po’ si può dire 🙂 (Vabbè, lo sappiamo che c’è molto altro, molto non si può dire, ma una buona parte si vede)