Mi sono scontrata con le maglie fitte del SSN e ho perso.
Premessa. Vivo in una regione che fa prevenzione e credo sia una fortuna.
Il SSN prevede, qui, tre tipi di screening per i tumori – seno, collo dell’utero e colon retto – e questo significa che ogni tot, a seconda dello screening, si viene chiamati a fare il controllo.
Il controllo mammografico è dedicato alle donne tra i 45 e i 74 anni. Quando sono stata chiamata la prima volta, 6 anni fa, la chiamata era annuale; poi è stata portata a biennale. Però tutti i medici dicono che la mammografia va fatta ogni anno… Questo significa che ad anni alterni l’esame va fatto privatamente, va pagato.
Questa è prevenzione a metà.
Se la Sanità ritiene che la prevenzione sia fondamentale (circa il 29% dei tumori nelle donne è al seno, l’incidenza è in aumento ed è maggiore al Nord) non ci può credere a metà.
O sì o no.
Ho avuto dei dubbi nell’anno in cui non era previsto lo screening e ho chiesto al medico di base di poter fare mammografia ed ecografia complementare; la risposta è stata che non era possibile perché i miei sintomi non avevano i requisiti di urgenza necessari.
1 donna su 8 in Italia si ammala di tumore al seno.
Ho dovuto accedere a un servizio privato, 200 euro.
Per fortuna, è tutto a posto.
Per fortuna ho potuto spendere 200 euro.
Per fortuna sono riuscita ad avere un appuntamento in tempi brevi.
Per fortuna.
Non va bene.
Ci sono servizi che sono un indicatore di civiltà, la Sanità è uno di questi.
Non mi interessa il colore di chi governa, perché per i servizi essenziali bisogna necessariamente prescindere dal partito politico e concentrarsi sul bene comune. Punto.
Il SSN, insieme con altri servizi alla persona, non può e non deve essere un serbatoio di denaro da cui prelevare operando tagli alla bisogna.