Mi sono sempre scusata quando ho sbagliato o quando ho ferito o mal interpretato, mi sono sempre scusata ogniqualvolta ho avuto la sensazione che il mio comportamento avesse ferito qualcuno o provocato danni, piccoli o grandi.
Mi è stato insegnato a scusarmi e sono cresciuta frequentando il catechismo Cattolico intriso di peccati e del loro perdono nella Confessione.
Però, a mano a mano che il tempo passa, la (buona) pratica del chiedere scusa perde significato: temo che, da quanto vedo, spesso sia un pro forma.
Scusarsi ha un senso se si capisce di essere stati in fallo e se si cerca di non ricadere più nello stesso errore.
Se scusarsi diventa un riflesso automatico, per rabbonire l’altro, che valore ha?
Personaggi pubblici che abbozzano scuse o giustificazioni per comportamenti che hanno fatto danni, mi risultano palesemente falsi, soggetti ad un rito formale e nulla più.
Persone che conosco che buttano lì scuse o giustificazioni per comportamenti offensivi o malevoli, mi risultano totalmente false, soggette ad un rito formale e nulla più.
Perché il punto non è: “Faccio quello che voglio tanto poi mi scuso, tanto poi mi confesso”, il punto è che facciamo del nostro meglio e magari, a volte, purtroppo sbagliamo.
Allora io preferisco che non mi si chieda scusa, sul serio. Perché quando non ci si crede, si sente: nella voce, nell’espressione del viso, nella postura.
Lasciate perdere, siate schietti: “Ho fatto quello che volevo, e non mi importano le ricadute sugli altri”.
Più onesto.
Spesso si cercano alibi e autoassoluzioni.
Le scuse autentiche sono rarissime.
Sì, sono rarissime e quelle non autentiche stridono e infastidiscono come le ruote del treno sui binari.
ne parlavo giusto ieri sera a cena con mio marito. In pochissimi chiedono scusa, ammettendo perciò l’errore commesso. siamo diventati una società di maleducati e supponenti, dove crediamo che ogni cosa ci sia dovuta.
Proprio così. E spesso non ce ne rendiamo nemmeno conto.