Fine

Ogni cosa vive un suo tempo, interno e sociale. Ogni cosa ha un suo significato.

Questo mio spazio termina qui, ha esaurito il suo tempo ed il suo significato.

Si è chiusa un’altra parentesi, una parentesi faticosa da risolvere, piena di errori piena di dubbi piena di difficoltà di comprensione, una parentesi grande, grandissima.

Ognigiornotuttigiorni è stato un luogo che mi ha aiutata a rimanere in bolla,  introversa e solitaria, un po’ sghemba, e grazie ai suoi lettori ho avuto accesso a una meravigliosa riserva di umanità, calore e intelligenza.

Ho partecipato alla parte migliore di Internet e ne sono felice.

“La miglior cosa del futuro è che arriva un giorno alla volta.”
Abraham Lincoln

 

 

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Uhmm…

Che poi, alla fine, mi si ritorce contro.

La mania di spostare mobili, riorganizzare cassetti e stanze alla fine mi fa vivere per 3/4 del tempo in un appartamento che è una sorta di magazzino…

Tipo stare due giorni con le provviste della dispensa sparse sui mobili del salotto perché se ne va uno scaffale ed entra una credenza, tipo.

Oppure stare un mese con un lampadario appoggiato per terra perché ossignùr! non sono proprio convinta che starà bene, tipo…

Questo processo senza fine che è una sorta di ricerca della perfezione, della situazione migliore in assoluto, non è nient’altro che la vita che bussa per dirmi: la situazione migliore non esiste oppure, se esiste, è talmente transitoria da non avere un valore apprezzabile, e invece quello che esiste è il caos perenne, tesoro!!

Ama il lampadario per terra e i ceci in salotto, non sarà la perfezione, ma è il tuo viaggio!

 

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Omeopatia dei sentimenti

Normalmente non sono brava a immaginare sensazioni ed emozioni che per età e contingenze non ho (ancora) mai provato.

Ma c’è un sentimento, insieme con la sua sensazione e con la sua emozione, che riesco ad immaginare e a richiamare quasi a comando nonostante non mi appartenga ancora: la solitudine, quella dell’essere solo, non solitario.

È strano o forse no. In fondo è il sentimento a cui prima o poi tutti passiamo attraverso e immaginarlo e poterlo richiamare è una sorta di esercizio omeopatico.

 

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Maigret è sempre Maigret

Ho letto Maigret e la casa del giudice e Maigret e la ragazza di provincia di Georges Simenon.

Li ho trovati alla libreria dell’usato e li ho comprati per buona misura.

Me li sono goduti, come sempre!

Mi piace il commissario, mi piacciono gli intrecci che inventa l’autore, mi piace la lingua d’altri tempi.

E mi piacciono i personaggi, mai banali.

 

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“Prossimità percepita”

“quello che mettiamo dentro ai nostri spazi online è necessario curarlo, così come le relazioni che spesso vanno gestite anche per via della prossimità percepita” – @Tegamini

L’ho letto su Twitter.
Lo trovo molto vero e molto attuale. Abbattere le distanze, globalizzare, avvicinare distorce la percezione dei rapporti.
La forma di cortesia, che in italiano esiste, relegata a vecchiume polveroso. La confidenza che si dà e si prende senza permesso.
Ci si sente tutti vicini, si pensa di conoscersi.
Eppure, la finestra che apriamo su Internet è solo uno squarcio, una fessura.
La prossimità percepita è cosa diversa dalla prossimità reale e dobbiamo tenerne conto. Annullare la differenza significa mancare di rispetto agli altri, alle loro vite, ai loro sentimenti.
Faccio mia l’idea di cura da dedicare al mio spazio su Internet.
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Aperitivo e merenda

Ieri sera Tuttobene ed io, aspettando la cena, abbiamo aperto una bottiglia di vino bianco e tagliato qualche fetta di salame, da accompagnare al pane integrale buono buono cotto nel forno a legna. Così, un aperitivo estemporaneo, nel profumo dei tigli (che finalmente è comparso 🙂 ) nell’ora che non è né pomeriggio né sera.

Momenti.

E mi è tornato alla mente un episodio della mia infanzia che è rimasto limpido e vivido nonostante i decenni trascorsi.

C’erano anche allora un salame e una bottiglia di vino bianco.

Ero al mare con i miei zii, in campeggio. Un pomeriggio, verso l’ora di merenda, al tavolo della veranda della roulotte, con l’ultima mano di Tresette ancora calda, mio zio inizia a tagliare un salame, di quelli mitici delle nostre parti che “fanno la goccia” da quanto sono stagionati. Un rito, accompagnato da commenti entusiastici circa la perfezione della cantina e della pasta del salame. E dal profumo. Che nessuno può capire se non lo ha sentito.

Ad un tratto, sulla soglia della veranda, compaiono due giovani fidanzati: lui ha in mano una bottiglia di vino.

“Salve! Abbiamo sentito questo profumo meraviglioso…  Noi abbiamo questo bianco friulano… che dite?! Merenda insieme?!”

E così, vino salame Tresette, chiacchiere e sorrisi, un pomeriggio di una bellezza incredibile.

La meraviglia del buon cibo sulla tavola e delle persone attorno che mangiano insieme, condividendo quello che hanno.

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Giugno

Quando la luce è brillante, l’aria leggera e il cielo azzurro, proprio in quei giorni – purtroppo non infiniti – ci vorrebbero una sinecura, un’amaca, un tempo dilatato, un libro azzeccato, fiori, respiri ampi e pace, dentro e fuori.

Esattamente questo per adeguarsi al senso della vita, non per cercarlo né per costruirlo, solamente per starci, ché c’è.

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Una pratica onesta

Mi sono sempre scusata quando ho sbagliato o quando ho ferito o mal interpretato, mi sono sempre scusata ogniqualvolta ho avuto la sensazione che il mio comportamento avesse ferito qualcuno o provocato danni, piccoli o grandi.

Mi è stato insegnato a scusarmi e sono cresciuta frequentando il catechismo Cattolico intriso di peccati e del loro perdono nella Confessione.

Però, a mano a mano che il tempo passa, la (buona) pratica del chiedere scusa perde significato: temo che, da quanto vedo, spesso sia un pro forma.

Scusarsi ha un senso se si capisce di essere stati in fallo e se si cerca di non ricadere più nello stesso errore.

Se scusarsi diventa un riflesso automatico, per rabbonire l’altro, che valore ha?

Personaggi pubblici che abbozzano scuse o giustificazioni per comportamenti che hanno fatto danni, mi risultano palesemente falsi, soggetti ad un rito formale e nulla più.

Persone che conosco che buttano lì scuse o giustificazioni per comportamenti offensivi o malevoli, mi risultano totalmente false, soggette ad un rito formale e nulla più.

Perché il punto non è: “Faccio quello che voglio tanto poi mi scuso, tanto poi mi confesso”, il punto è che facciamo del nostro meglio e magari, a volte, purtroppo sbagliamo.

Allora io preferisco che non mi si chieda scusa, sul serio. Perché quando non ci si crede, si sente: nella voce, nell’espressione del viso, nella postura.

Lasciate perdere, siate schietti: “Ho fatto quello che volevo, e non mi importano le ricadute sugli altri”.

Più onesto.

 

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“Questo era un uomo!”

Ho letto La vita autentica di Vito Mancuso e mi è piaciuto.

Mancuso è un teologo. È un uomo di buonsenso, è un uomo profondo e quello che scrive è intriso di buonsenso e di profondità. Non si lascia mai sopraffare dall’ideologia.

È un uomo autentico? Credo di sì.

È un saggio breve che ci guida sulla strada, irta di domande anche scomode, della vita autentica, una strada che forse tutti gli Uomini provano a percorrere o almeno si chiedono se vada percorsa.

Parla di libertà, di valori, di tensione spirituale, di relazioni. Parla di un punto fermo, ma non immobile.

Parla, mi parla, come già era successo.

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Punti salienti di questo quarto giorno di giugno

  • Aspetto il profumo dei tigli ché da lì inizia l’estate
  • Due delle mie serie preferite mi hanno tradita: Major Crimes ha fatto morire Sharon Raydor e Law&Order SVU ha cacciato Rafael Barba: sono ancora alla ricerca di un nuovo baricentro…
  • Un anno di governo gialloverde, un anno che nella mia mente ha segnato uno spartiacque
  •  È finito il Giro d’Italia; mio marito lo guardava quando gli era possibile e vederlo davanti allo schermo a commentare le tappe mi ha fatto tornare bambina. Ogni anno vengo stregata dal tempo e re-incontro mio nonno che ha amato la TV solo per le corse in bicicletta
  • “Ho tanti di quei vestiti che potrei metterne via la metà e passare la stagione cambandomi ogni giorno: questa primavera-estate non compro niente…” / “Ma guarda che belle cose!! D’altronde i jeans bianchi li ho bisogno, i pantaloni neri Deauville sono un must, questa camicia senza maniche è la morte sua con i Deauville neri, ah! che camicia deliziosa, blu un po’ larghina che non segna la panZa!…”. La storia del dimezzamento la implementiamo l’anno prossimo…
  • Non state in pensiero: lista desideri libri –> 109…
  • La ginnastica da camola quest’anno è stata difficoltosa. Ho saltato tante lezioni per rogne, impegni, acciacchi. Allora ho smesso, pagavo e non andavo. Ora ogni mattina (quasi) srotolo il mio tappetino in salotto e faccio stretching e saluti al sole. Se non piove inforco la bicicletta. Dite “benvenuta!” alla nuova me
  • Le rondini hanno costruito un nido sotto al tetto del palazzo vicino al mio, e io lo vedo dal balcone quando mi siedo e mi godo la bella stagione: la bellezza delle rondini che si costruiscono la casa mi fa sorridere forte
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